Provate a leggere la seguente frase: “Don’t worry, all is not lost”. Traduzione: “Non preoccuparti, non tutto è perduto”. Facile, no? Adesso provate a ricostruire, senza guardare, la frase in inglese, partendo dall’italiano. Ci sono buone possibilità, se avete resistito alla tentazione di guardare, che abbiate tradotto la seconda parte con “not all is lost”, posizionando il not prima di all, ricalcando l’espressione italiana “non tutto è perduto”.
Eppure, per quanto bizzarro e assolutamente non da estendere ai casi normali della lingua inglese, in questo particolare idiom, il not si colloca proprio lì. Metterlo prima non inficia la comprensione, ma contribuisce a dare l’idea, per un parlante nativo, di non naturale, di non spontaneo; vale a dire, non è “quello che ci vuole”.
Un altro esempio per illustrare quanto facilmente questi dettagli possano sfuggire, portando in seguito a sbagliare poiché spesso ci si limita a capire ma non a registrare i particolari, è il seguente. “My daughter changed schools last year”. Quanti di voi hanno notato la ‘s’ finale in ‘schools’? (Da notare che nei casi del tipo ‘cambiare scuola’, ‘cambiare macchina’, ‘cambiare casa’ etc, in italiano abbiamo il singolare senza articolo, mentre in inglese abbiamo il plurale).
Inoltre, cosa più importante, quanti di voi avrebbero messo quella ‘s’ se avessero dovuto tradurre la frase “Mia figlia ha cambiato scuola l’anno scorso” e non avessero letto quanto detto finora?
Verrebbe da dire, utilizzando un idiom comune a entrambe le lingue, ‘The devil is in the details’ (‘Il diavolo è nei dettagli’).