Parliamo di maiali. O meglio, delle parole a disposizione in inglese per riferirsi a questi animali. Oltre alla piuttosto nota distinzione tra pig (l’animale da vivo) e pork (l’animale quando mangiato), abbiamo, tra le altre, le parole swine, hog, boar.
Ciò che è interessante è che, per quanto questi termini siano quasi perfettamente sinonimi, un po’ come ‘maiale’ e ‘suino’, non sono intercambiabili quando compaiono in “stringhe” che prevedono l’uso esclusivo di una soltanto di queste parole.
Prendiamo ad esempio l’espressione “Pearls before swine”, tratta dal Vangelo e usata per indicare qualcosa di raffinato dato in pasto a chi si ritiene non possa apprezzarlo, che corrisponde, come avrete capito, all’italiano “Perle ai porci”. La locuzione non funzionerebbe altrettanto bene se sostituissimo swine con il più comune pigs o un altro sinonimo (esattamente come in italiano sarebbe strano dire “Perle ai maiali”). Da notare anche l’uso non scontato della proposizione before (‘davanti’, dove in italiano abbiamo ‘a’) e il fatto che swine, come alcuni altri nomi di animali, rimanga invariato al plurale – si pensi ad esempio a sheep, ‘pecora’, che segue lo stesso schema.
Ancora, l’espressione “let’s go the whole hog” (letteralmente “compriamo l’intero maiale”) che corrisponde grosso modo al nostro “Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”, funziona solo con hog, e nessun altro sinonimo. Per la cronaca, hog usato come verbo vuol dire ‘monopolizzare’, ‘non concedere ad altri di utilizzare qualcosa’, come nella frase “My kids are always hogging the television” (“I miei figli monopolizzano sempre la TV”), dove è facile capire la connessione tra il maiale e il comportamento in questione.
In conclusione, è bene tenere a mente tutte queste espressioni perché, come recita l’adagio non direttamente traducibile in inglese, “Del maiale non si butta via nulla”.